Abandon, quit… A ogni incontro corrispondono 10 abbandoni

Ci sono persone che a un certo punto di una storia: amichevole, d’amore, d’attrazione o che sia, cominciano a infliggere all’altro continui, miscroscopici, sempre più frequenti e ravvicinati piccoli abbandoni.

Nell’arco di un giorno, di un paio di giorni, di una settimana… Non conta.

Le prime volte nemmeno ci si fa caso: son cose che capitano, che ci affrettiamo subito ad imputare a una situazione passeggera, a una giornata no. E ce ne dimentichiamo presto, quasi subito, anche perché si è ancora in quella fase in cui i microincontri superano i microabbandoni, e questi passano rapidamente in secondo piano, ammesso che ce ne accorgiamo.

Ma la strada è ormai intrapresa, e i piccoli abbandoni si succederanno uno dopo l’altro, a intervalli di tempo sempre minori. E allora ecco che entriamo, nella seconda fase: Sarà colpa mia? Cosa ho fatto? Perché sta facendo così?

Basta poi qualche microincontro, magari un uno-due, un destro/sinistro di microincontri, conditi da sorrisi, da una frase giusto un tantinello più affettuosa e sorridente: ed ecco che l’ansia da microabbandono che si sta insinuando in noi viene addormentata. Anzi! Ci definiamo pure degli imbranati! Ci sentiamo in colpa per aver dubitato, e sicuri affermiamo a noi stessi: Mi vuole bene!!!

Cazzate. Sono tutte cazzate!

Quanto tempo? Un giorno o poco più e ci si rimette in marcia. I microabbandoni riprendono, sempre più numerosi, sempre meno micro. E non ci sono più microincontri in egual misura a pareggiare il conto. A questo punto, scatta l’allarme. E’ la fase in cui siamo vittime di qualche ultimo incontro, nemmeno più tanto micro, condotto con abilità teatrale: il nostro Assassino sta cercando così di colmare quel vuoto che sta nascendo come un abisso in noi. Lui sa bene come si fa. Non chiederti se ci è nato con simili abilità, o se le ha imparate e da chi: lui sa agire così, e sa farlo a te. Soprattutto sta infliggendo tutto questo a te, e questo ti deve bastare.

Ma no, non basta. E ci si comincia a far male, perché l’equilibrio ormai s’è rotto. I microabbandoni sono diventati macro, e non ci sono più incontri – micro, normali o macro che siano – a lenire i silenzi e i vuoti. Anzi, ormai l’esperienza ci ha insegnato che a ogni incontro corrisponono 10 abbandoni, con il conseguente corollario che è inutile cercare un nuovo incontro, perché tanto poi dovrai pagarlo con terrificanti abbandoni, uno dei quali potrebbe esserti fatale. E allora qui o si diventa matti e si sprofonda in un baratro indicibile di dolore, oppure (e anche a seconda di quanto ci preme chi sta di là, perché la cosa folle è che a noi quell’aguzzino continua a premere) ci si allontana. E a volte ci si allontana, perché si soffre atrocemente, perché si arriva al limite della fine, e l’istinto di conservazione ci dice: Fermati! Avanti non puoi andarci, indietro nemmeno, e allora stai fermo. Ci si allontana perché non ci viene data altra scelta. Ci si allontana, anche se non si vorrebbe… non si vorrebbe affatto.

E qui accade l’incredibile. Accade che la bestia che ti sta massacrando, quell’essere che giusto poco tempo fa (anche se a te è sembrata un’eternità, perché tu hai sofferto ogni singolo istante) ha iniziato la sua retromarcia da te, se la prende, e comincia a rinfacciarti che sei tu che lo stai abbandonando! Tu che lo trascuri! Tu che non lo cerchi più! Tu che non fai più un passo, uno che dico uno, verso di lui! Tu che hai scelto il silenzio! Tu che te ne freghi! E se la lega al dito. E te la fa pagare alla prima occasione, magari proprio quando tu scegli, in un ultimo sussulto di follia, di cercarlo, di dargli un po’ di attenzione, quella che ti ha chiesto con tanta veemenza, tanta che a te è sembrata falsa, perché fuori luogo, perché tanto desiderio di essere cercati non può corrispondere a tanto impegno per allontanarsi e allontanarti: c’è qualcosa che non torna, ancora. C’è un equilibrio che salta. E infatti quella veemenza non deve sembrarti falsa, perché lo è: è falsa come Giuda. Lo sai quando lo verificherai? Proprio quando tu farai quel passo, e azzittendo la tua anima che grida di dolore e ti implora di non farlo, cercherai, presterai attenzione e darai, ancora, qualcosa di te al tuo carnefice: in cambio avrai solo silenzio e vendetta.

Io non so perché ci siano persone che agiscono così.

Credo che comunque niente le giustifichi e che il loro agire sia crudele e cattivo, e che nella loro anima si annidino cattiveria e crudeltà, là dove la crudeltà è la cattiveria all’opera. Io ho imparato la lezione grazie a ottimi maestri, uno in particolare, e siccome la lezione è pure parecchio fresca, metto volentieri in pratica quel che ho imparato e non faccio più sconti a nessuno. Apro il mio cuore a chiunque vi bussi, ma se mi si danno le spalle anche solo un paio di volte, con un intervallo minimo tra la prima e la seconda: io chiudo la porta. Puoi bussare, magari ti riapro, ma se mi rifai il giochino allora te ne puoi anche andare tranquillamente affanculo.

…io!